Anarchia,
è stato, nazione
è tormento, nozione
si tiene dentro,
e sbraita feroce,
questo lillipuziano vessillo.
Anarchia è sguardo
da me a te
negli occhi,
è senso di respiro,
è soffocamento,
è incontro di petali in volo,
è terra di Vesuvio
nera e ardita.
In tal modo noi amiamo,
usurpando la squisita scolpitura,
tacendo sugli innumerevoli silenzi,
formando linee e asterischi
sulla pelle,
usando la sottile linea di scambio,
abusando della concezione di verbi.
Due mondi sfolgoranti
e distratti
resistenza interante.
Anarchia è il tuo corpo
disteso
di fianco al mio,
è rumore di fondo
è incavo di amalgama
è nutrimento
sparso sul panno
e sminuisce il cielo stellato,
e assapora il crepitio,
e graffia le carni.
Anarchia è il verso
in cui c’è lode,
il marchio
lasciato sulla quercia,
la ciocca di capelli
al vento,
l’odore di terra arata.
Giungo
ad occhi chiusi
all’estasi
delle tue mani
sul mio viso.
(Il brillare della neve alla luna è carezza!)