Le ore di sonno alternano
fra le assi di legno del solaio.
Scricchiolano i sogni,
tremano dentro le ossa.
Una bambina sorride alla luna,
il cortile di casa è in ombra,
creando spazi di angustia
con le mani sporche di scintille.
Oltre il vuoto di Erebo,
dove non c’è arcaico e blasfemo,
quando non osa bisbiglio,
osannano le delizie mendaci.
Chi c’è là? Chi è là?
Nel fondo trovano posto respiri,
uno per le grida di gioia.
Non saremo mai primi ma unici.
Chiedo agli occhi di chiudersi,
al cuore di dimenticare
quell’unica notte da sveglio,
quando ho vissuto ogni attimo di noi.
(Bisogna perdonarsi e poi arrabbiarsi e poi uscire di se e baciare il vento.)