È così questa città,
dorme avvolta da un sincero buio,
le scarne stelle rubano lo sguardo,
si è soli con l’infinito
restando artefici della propria vita,
dimenticando le strade
percorse appena il giorno prima,
non costruendo ma rappezzando
guarnendo, rifiniti pezzi di desideri.
Un piatto scheggiato,
dai colori opachi, smaltato di rosso
all’estremità, diviene opera d’arte,
trasmette il vuoto espandendo
la stanza, rosicchiando i pensieri.
Con la testa sul cuscino,
gli occhi annebbiati, le mani doloranti,
lo stomaco affamato di un respiro caldo,
i piedi lasciati a compensare il cammino
col riposo e con lo stato di veglia.
Finisce sminuzzato dagli animali serlvaggi,
questo attimo fugace e indomito.
Fulgidi esempi di cataste e di catastrofi,
dai nostri occhi che amano.
(Addormentati perché siamo insieme e la quiete è la nostra ricompensa !)