Questa città: le cui strade si annodano, si aggrovigliano, anche quelle parallele e sopratutto quelle incurvate, incuneate, passano vicino ai parchi senza entrarvi, vengono attraversate dalla gente, dalle auto, dai camion, dagli autobus e sopportano il peso dei binari della metro, della metro stessa del suo uscire dal terreno, dal suo cunicolo. La metro incessante dalla notte prima dell’alba fino a quando è di nuovo notte, inoltrata, dopo l’ora delle streghe, dopo gli ultimi pensieri assonnati, dopo le ultime voci dalla strada. Questa città attraversata da un corso d’acqua, e un fiume di vita, in cui navigano le barche, le barche attraccate, e le genti in continuo movimento di remi e il fiato corto. Qui, dove rue La Fayette non è lunga come rue Vaugirard ma è lì pronta per chi vuole percorrerla, con i suoi portoni restaurati e tutta le altre strade agli angoli. E le pâtisserie, e le boulangerie, e le épicerie. E le voci dall’altro lato del muro, le risate alle due di notte, dei vicini. Questa è la città dove non si dorme mai, questa è la città dove si è mai svegli, questa è la città dove il silenzio prende il sopravvento quando il rumore smette.
(Con le mani in tasca e il vento negli occhi!)
Svela l’arcano. E’ Parigi? Ciao. Isabella
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Si, Parigi. Oggi ritorno a Napoli per dei giorni… 🙂 ciao!
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Buon rientro mio caro Franz. Isabella
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Grazie 😊
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Ciao
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