Ho ucciso un foglio di carta,
tanta volte ci ho scritto una parola
la fibra ha ceduto… ed era un nome soltanto…
e son uscite fuori le frattaglie dei sogni.
Agonizzanti e furiose, astute e sciocche.
Tante, troppe: una folla o un esercito…
uccidono il nemico e l’amico. Tolgono il sonno.
Freccie tirate con mani nude, archi digiuni…
disegni e ghirigori infissi sulla pelle.
Ho aperto la terra con le mani
e vi ho versato i semi della follia,
e lo grido in un sacco la disperazione…
sparpaglio i pezzi di aria e melma,
dai miei polmoni al mondo.
Macchie tossiche, veleno che sputo.
Una chiave debole si spezza nella toppa.
E uno spiraglio che prima c’era e ora no,
suoni che coprono i miei giungono.
Ho spaccato il vetro in mille pezzi,
li ho contati e per ognun un ricordo;
li ho stesi a terra, un materasso
per me che avevo sonno, bisogno di un sogno.
Alberga nel corpo ogni pezzo,
ognuno ha il suo tugurio, il suo covo,
e rosso son dei sentimenti e del sangue;
odore di rancido dal mio cuore che pulsa.
Figure che faccio e lascio sul terreno.
Ho accecato la bestia, immonda creatura…
gira e rigira come nella piaga un coltello,
ne sento l’urlo lo strepito l’angoscia;
le mento come posso, imbroglio.
Lascio fragili petali ancora vivi ancora rossi;
dissemino e mi faccio strada, scavalco
il muro di spine, rovi, non è un dolore nuovo,
non v’è più dolore che già non tengo.
Vorrei un giorno nuovo, è sempre lo stesso giorno.
(Tutte foglie disperse fra le grida di gioia e la tempesta!)
Della serie carte celesti – Iolo Soldevilla
https://es.wikipedia.org/wiki/Lolo_Soldevilla?wprov=sfsi1