Finiscono le ultime tre bottiglie di vino,
era rosso, aveva il sapore del ginepro,
ne abbiamo ancora nei bicchieri grezzi.
Le cose genuine sono grossolane,
come questo vino premuto coi piedi
alla maniera delle nostre nonne, tanti anni fa.
Nel piatto una fetta di pane spezzata
e macchio d’olio d’oliva,
speziato agli agrumi, sul panno a quadri.
Digrada il sole, è inoltrata la sera,
dalle finestre aperte entra il frinire
delle cicale. Ho amato gli scogli,
irti, a picco, di pietra annerita dal mare,
rimessi al volere del sole, in balia
delle notti di luna, delle bottiglie infrante,
delle storie disperse fra le onde.
C’è rumore dentro questa stanza,
le bianche mura e le foto sbiadite
hanno una piccola parte di colpa,
uno specchio incrinato e sporco
rimanda le immagini di ieri.
Spengo la luce ed esco, restano le stelle.
Lascio la radio ad urlare canzoni e notizie,
di guerre lontane, di altri mondi.
Che tutti i desideri vengano esauditi.
(L’amore è il senso unico imboccato al contrario!)