Meglio chiudersi dentro, meglio
chiudersi negli anfratti dei propri sogni,
lasciarsi andare a grida
di disperazione.
Meglio restare in silenzio,
meglio
restare ad ascoltare il rumore assordante
della paura, dei silenzi.
Per tutte le angosce internate
nelle camere imbottite
della mente,
in un giorno assolutamente vuoto.
La stanchezza degli occhi,
è un presentimento, un pentimento
da accartocciare,
la convinzione che è meglio.
Meglio uscire
anche se è difficile ascoltare
il suono del dolore,
ha una voce
che è richiesta d’aiuto.
Oggi è uno di quei giorni,
dico a me stesso, mille volte.
Non smetto di viaggiare,
di amare,
di scrivere, di ridere di fare.
Con le ossa rotte, i muscoli indolenziti,
con questo cielo grigio e opaco,
la vista annebbiata.
Il suono del vento sul viso,
resta soltanto una sensazione.
Non sento più nulla,
neanche il canto degli uccelli.
Vedo un foglio di carta bruciare in volo,
è l’odore degli incubi,
ad occhi aperti e cuore fermo.
Migrando verso lo stato di sopravvivenza,
continuerò a soffermarmi sui tenui
raggi di sole, fra le zone d’ombra.
(Contro le guerre, ovunque siano.)