Il mattino accoglie il mio respiro,
un regalo di aria fresca,
respiro il sole, l’aria e l’attesa,
al binario le ombre in fila ciarlano,
il rumore del treno è un urlo
o una richiesta di silenzio, ombre
smuovono la luce o è l’inverso,
nulla sfugge allo spazio, alle note
di un viaggio lungo l’emozione.
La discesa va in gradi, del caldo,
degli scalini, degli sguardi,
ascolto, è il suono della velocità,
la velocità del pensiero acuto,
il bisogno di andare, discendere
risalire, camminare nel sole,
sorridere agli amici e poi salutare,
vivere la strada, e poi parlare,
e poi ascoltare, mangiare, giungere.
Lo spiazzo è una sosta all’ombra,
l’arrivo degli altri, altri amici,
celere è l’andare a sentire le note,
la musica dei corpi smuove,
il pavimento accoglie con grazia
i passi, gli abbracci e i sorrisi
in eguale misura, l’aria accarezza
col suo calore, dolce sospinge
i corpi avvolti nella luce del sole.
Il tramonto piano s’insinua, rosso
sbiadito, cangiante, fra i rami
e le gambe, svanendo oltre l’oro
di campagne, di messi, rade
promesse di stelle lucenti, di sera
continuano i passi e la musica,
la gente sorride, balla, fino al mattino,
al ritorno a casa svela, un filo
di paglia, fra i vestiti. Affiora il ricordo
di giorni, di notti, di genti, in cerca
di un ballo, un altro soltanto
e poi ancora e poi basta e poi tutto
finisce improvviso, in attesa
di un’altro abbraccio a cui chiedere
un sogno, in attesa dell’alba
tanto simile al tramonto, in attesa
di un altro turbinio di emozioni…
(Dedicato alla Tango Marathon Conventello House!)
❤
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